PSICOLOGIA - L'influenza sociale, la "banalità del male" e il comportamento malvagio

Influenza sociale → l'influenza che un gruppo di individui, una maggioranza o un'autorità riconosciuta come tale esercita nei confronti di un singolo soggetto. 

Lo psicologo statunitense di origine polacca Solomon Asch compì esperimenti fondamentali sul conformismo → tendenza dell'essere umano a uniformarsi alle opinioni di gruppo.

Il suo intento era studiare quanto l'influenza sociale incidesse sul conformismo e capire se fenomeni come il conformismo e il consenso sociale fossero dettati da fattori razionali. 


ESPERIMENTO: 

Ash lavorò su un gruppo di 8 studenti. In ogni gruppo sette studenti erano collaboratori di Ash, mentre l'ottavo era il soggetto sperimentale. I partecipanti avevano di fronte un pannello espositore sul quale venivano via via presentate tre linee di varia lunghezza, gli studenti dovevano individuare quale delle tre linee fosse uguale a una linea campione posta di fianco. 


Tutti i collaboratori erano stati istruiti a fornire la risposta esatta; ma nei turni successivi dovevano dare una risposta errata. L'ultimo studente, il soggetto sperimentale, o dichiarava il suo disaccordo, fornendo la risposta esatta, contro il parere della maggioranza, oppure si adeguava ala maggioranza contro ogni evidenza. 

I risultati mostrarono che un terzo delle risposte fornite dai soggetti corrispondeva alle valutazioni della maggioranza e addirittura il 76% si era adeguato ai giudizi del gruppo.

I risultati delle ricerche dimostrarono fino a che punto le persone siano sensibili alle influenze sociali. 

Asch sostiene che il soggetto del suo esperimento si trova a fronteggiare un conflitto acuto tra l'evidenza percettiva e  il consenso maggioritario.  I partecipanti spiegarono il loro comportamento attribuendolo alla paura di sbagliare. 

Ash ha individuato dei fattori che incidono sul grado di conformità al gruppo: 

- la dimensione del gruppo

- l'interazione futura 

-  l'ambiguità dello stimolo

- l'attrazione verso il gruppo 

La tendenza a uniformarsi alle idee del gruppo è legata all'autostima e all'autoefficacia. 


Negli stessi anni Stanley Milgram avvia i suoi esperimenti sull'obbedienza all'autorità, convinto che essi possano aiutare a comprendere i meccanismi psicologici sottesi al comportamento dei criminali nazisti. 

Milgram ha mostrato che una persona "normale" può arrivare a commettere azioni crudeli sulla spinta dell'influenza del contesto sociale. 

ESPERIMENTO: 

Lo studio è realizzato presso l'Università di Yale su più di mille soggetti. I partecipanti all'esperimento vengono divisi in "insegnanti" e "allievi", facendo in modo che i volontari ricoprano il ruolo di insegnante e i collaboratori quello di allievo. L'esperimento viene presentato come uno studio sugli effetti della punizione sull'apprendimento. Gli allievi devono imparare a memoria una lista di associazioni verbali; quando sbagliano l'insegnante deve punirli con una scossa elettrica via via più forte. 



Milgram vuole vedere fino a che punto i soggetti vanno avanti con l'esperimento e quando si ribellano alle indicazioni dell'autorità. Circa il 65% dei soggetti porta a termine l'esperimento. 

Milgram sottolinea come nel suo esperimento i soggetto abbiano ben chiaro quale il comportamento "giusto", ma non si comportino secondo i loro valori perchè altri fattori determinano la condotta dell'individuo:

- la buona educazione;

- l'impegno a mantenere la promessa di collaborare con lo sperimentatore;

- la vergogna di tirarsi indietro. 

I soggetti tendono a delegare ad altri la responsabilità delle loro azioni, attribuendola all'autorità. All'esperimento vengono attribuite qualità impersonali, indipendenti cioè dalle intenzioni umane. I soggetti sperimentali procedono obbedendo ad una sorta di imperativo. Infine, alcuni elementi contestuali, come la distanza dalla vittima e la vicinanza dell'autorità, favoriscono il proseguimento dell'esperimento. 


Un altro esperimento famoso negli studi di psicologia è quello di Philip Zimbardo sulla prigione simulata: lo psicologo dimostra che nel carcere i comportamenti violenti e brutali dei prigionieri e delle guardie dipendono in larga misura dalle peculiarità del contesto. E' la situazione in cui i soggetti sono inseriti ad influenzare il loro comportamento. 

ESPERIMENTO: 

Recluta 24 maschi che dovevano a interpretare per giorni la figure di guardie e di carcerati. Già al secondo giorno i prigionieri si ribellano. Le guardie puniscono i prigionieri inizialmente obbligandoli a fare una serie di flessioni, successivamente vietando l'oro l'uso dei bagni, riducendone la dieta, umiliandoli. Al quinto giorno l'esperimento viene sospeso perché gli effetti sui prigionieri cominciano a essere pesanti. I soggetti si sono talmente immersi nel ruolo da assumere integralmente le regole e i
valori dell'istituzione. 

Zimbardo evidenzia un processo di deindividuazione per cui l'individuo si spoglia della sua identità e la sua condotta è dettata da norme situazionali. In questo modo la consapevolezza di sè diminuisce, si riduce il senso di responsabilità, i centri emozionali nel cervello prendono il sopravvento, dando libero sfogo agli impulsi libidici e a quelli aggressivi. 

Secondo Urie Bronfenbrenner è l'adesione al ruolo un fattore fondamentale nella modificazione del comportamento: gli individui si comportano in modo da aderire alle caratteristiche che ritengono parte di quel ruolo. 


Questi studi sottolineano come la tendenza al consenso e l'obbedienza all'autorità derivino dalla costruzione sociale di una personalità tendente alla sottomissione. 

Il sociologo Zygumnt Bauman riprende l'esperimento di Milgram ma sposta l'attenzione dall'attore sociale alla situazione, ovvero alle forze che portano gli individui in una situazione ad agire in modo ostile. 



L'analisi della psicoanalista Wilheim Reich mira a scoprire le motivazioni che hanno portato le masse a piegarsi all'ideologia dominante. 

Egli ritiene che è stato possibile attraverso la costruzione di una struttura caratteriale predisposta all'obbedienza, all'autorità, alla sottomissione e alla rinuncia alla critica. 




Nel 1936 Erich Fromm, Max Horkheimer e Herbert Marcuse pubblicarono un'opera intitolata "Studi sull'autorità e famiglia" in cui si sottolineava il ruolo della famiglia come veicolo dell'autorità sociale: il padre svolge una funzione fondamentale educando i figli ad accettare l'autorità pubblica e i valori della società. 

Secondo Fromm, alla base del consenso del totalitarismo sta una formazione psicologica → carattere autoritario, caratterizzato da componenti sadomasochiste 

I soggetti con questa personalità tendono ad ammirare l'autorità e a obbedire a essa, ma allo stesso tempo vogliono essere loro l'autorità e sottomettere gli altri. 

Gli studi della Scuola di Francoforte e di Reich hanno individuato specifiche caratteristiche di personalità funzionali agli obiettivi sociali e messo in luce l'origine nel condizionamento sociale attraverso i processi di educazione-socializzazione. 

Le diverse prospettive di indagine del comportamento malvagio mettono in evidenza la complessità e la difficoltà del rapporto con l'Altro che caratterizza la specie umana.

 Ai nostri giorni questa problematicità è particolarmente visibile quando entrano in gioco appartenenze culturali diverse, incompatibilità tra le culture occidentali ed extracomunitarie. 


Su questo aspetto Zygmunt Bauman sostiene che il tratto più singolare degli stranieri è l'essere "estranei in prossimità" → persone sconosciute che tuttavia ci sono vicinissime negli spazi fisici quotidiani. 

A questa condizione di distanza fisica estremamente ridotta fa fronte la messa in atto di strategie di evitamento → antropogenica

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