ANTROPOLOGIA - L'arte come prodotto culturale

La creatività culturale è la possibilità di produrre qualcosa di nuovo o di dare un senso diverso a oggetti, abitudini, comportamenti, modelli cultura a disposizione. .

Esempi di creatività culturale: I Luo, agricoltori del Kenya, conoscono da tempo la Coca-Cola, ma l'uso che essi ne fanno non ha nulla a che vedere con l'alimentazione. Essi consumano normalmente altre bevande, mentre la Coca-Cola è riservata alle cerimonie d'iniziazione maschile all'età adulta. 



La creatività consiste nell'accostamento di pratiche e significati con lo scopo di produrre nuovi modi di vedere la realtà; ci sono certe circostanze dove questo accostamento diventa più evidente → festa         

Come il gioco e il rito, la festa segna una rottura del corso ordinario della vita.

Vi è una differenza tra un rito e una festa:
Rito: ha un 'centro e una 'periferia, in esso agiscono uno o più officianti i cui gesti e le cui parole scandiscono le fasi della cerimonia.





Festa: ci sono gruppi e sottogruppi autonomi, che sviluppano l'evento in base a dinamiche spesso casuali;  la festa è un terreno culturalmente creativo. I partecipanti hanno esperienza della «dimensione comunitaria», che l'antropologo inglese Victor Turner (1920-1983) ha definito communitas.

La festa è un  momento creativo perché e possibile riscontrare al suo interno accostamenti inediti di eventi, fatti, parole, azioni.

Arte:  campo dell'attività umana al quale colleghiamo immediatamente l'idea di creatività
vicini all'esperienza → concetti che chiunque può utilizzare naturalmente e senza sforzo per definire ciò che vede, sente, pensa, immagina e comprenderebbe prontamente quando utilizzato in modo simile da altri

Le arti si ripartiscono in visive e non visive
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          visive: le arti plastiche                                                      non visive: musica e poesia
          e quelle grafiche (pittura, disegno),
          la danza, il teatro, il cinema 
          e una parte delle trasmissioni televisive












In tutte le culture vi sono modi di accostare colori, forme, parole, suoni e movimenti del corpo i quali provocano, su chi li produce, li osserva o li ascolta, uno stato percettivo, capace di suscitare reazioni e stati d'animo diversi da quelli inerenti a immagini, comportamenti e parole della vita ordinaria.

Il senso estetico è in parte un fatto soggettivo e in parte un fatto collettivo

L'espressione estetica è dato universale: tutte le società praticano quelle che per noi sono le arti, tutte producono un qualche oggetto o eseguono qualche performance capace di generare sensazioni di tipo "estetico".
la produzione estetica di una data cultura (o ambiente culturale) è collegata ai valori, alla visione del mondo e alla maniera di sentire che sono tipici di una certa comunità.



Non tutte le culture sviluppano allo stesso modo quelle che noi chiamiamo «arti» → esempio: l' arte 
africana è una serie composita di attività estetiche sviluppate dalle popolazioni a sud del Sahara


I Kalabari considerano le sculture come oggetti in cui gli spiriti vengono ad abitare → il loro l'apprezzamento estetico non esiste in relazione alle sculture, perché sono altri i criteri in base ai quali tali sculture vengono giudicate.

La stessa attività creativa può d'altronde avere modalità di espressione diverse all'interno dello stesso tipo di arte.



I criteri estetici variano anche all'interno della società: non esistono canoni estetici universali 

Nel corso del XIX secolo i musei antropologici ed etnologici si moltiplicarono in Europa e negli Stati Uniti.
In questi musei gli oggetti erano catalogati ed esposti secondo le teorie di allora. Poi si cominciò a raggruppare gli oggetti per aree culturali, al fine di presentare le caratteristiche delle culture tipiche di determinate regioni del pianeta. A partire dalla seconda metà del Novecento, i musei etnografici affinarono sempre più i criteri espositivi.



Nei musei gli oggetti sono esposti o secondo il criterio documentaristico ( →  ogni pezzo è commentato dal punto di vista etno-antropologico e contestuali o sul piano culturale e storico) e il criterio estetico-formale ( →   i pezzi esposti sono decontestualizzati considerati secondo un punto di vista (quello occidentale) che ne mette in risalto il valore artistico indipendentemente dalla loro origine e funzione)


Poiché è valorizzata la dimensione estetico-formale dei pezzi esibiti, questi tendono a essere inglobati nella categoria occidentale di arte 

Vi furono artisti che sentirono il bisogno di opporre alla frantumazione dell'universo sociale prodotta dalla modernità industriale il recupero di modelli non competitivi, armonici e sottratti al flusso della modernità stessa → corrente chiamata primitivista e il suo maggiore esponente fu il pittore Paul Gauguin 


         

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