ANTROPOLOGIA - Significato e funzioni della magia e del mito


Magia

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credenza ingenua nella possibilità di manipolare, con l'uso di speciali combinazioni e accostamenti di sostanze, nonché di formule verbali e a gesti, il corso degli eventi e la natura delle cose.

Lo studio della magia come «modo di pensare» cominciò sistematicamente nell'Ottocento, quando divenne evidente che molte credenze sparse erano abbastanza simili a quelle dei «selvaggi» e dei «primitivi». 

Atto magico 

azione compiuta da un soggetto allo scopo di esercitare un'influenza di qualche tipo (positiva o negativa) su qualcuno o qualcosa. 



James Frazer aveva colto due modalità del pensiero magico:

- l'imitazione: la credenza che, vestendosi della pelle di un certo animale, il cacciatore possa mimarne i movimenti e quindi influire sul suo comportamento;

 - contagio: corrisponde invece all'idea che due cose, per il fatto di essere entrate in contatto tra loro, conservino, anche una volta allontanate, il potere di agire l'una sull'altra.


I primi antropologi interpretarono la magia come una specie di aberrazione intellettuale tipica ala mente primitiva, un residuo di epoche trascorse, oppure come una scienza imperfetta. Inoltre ritenevano che vi fosse un legame stretto tra la magia e la religione.

Un'altra teoria della magia fu elaborata da Bronislaw Malinowski nel corso degli anni Venti-Trenta, sulla base della sua esperienza di ricerca nelle isole Trobriand. Egli distinse nettamente la magia dalla religione e dalla scienza:

- La scienza si trova nella sua forma elementare presso tutti i popoli

- La religione non è chiamata a spiegare l'origine dei fenomeni, ma a fornire certezze di fronte ai grandi problemi della vita: il bene e il male, il dolore, la morte, problemi comuni a tutte le società umane

- La magia ha finalità eminentemente rassicuranti

Malinowski, che aveva una concezione strumentale e operativa della cultura, riteneva che la magia fosse un mezzo usato dagli esseri umani, e non solo dai primitivi, per far fronte a situazioni generiche di ansia.



La magia per Malinowski

una serie di «atti sostitutivi»

La magia non è quindi 'anteriore' alla religione o alla scienza ma piuttosto un gesto primordiale, che afferma il desiderio dell'essere umano di controllare i fini desiderati

 La magia è una ricerca di rassicurazione di fronte all'incertezza e all'imprevedibilità degli eventi

Un'altra posizione riguardo alla natura della magia fu espressa da Ernesto de Martino che ne fece un residuo arcaico ancorato nel bisogno dell'essere umano di affermare la propria presenza di fronte all'idea della morte, dell'annientamento.

Malocchio 

l'idea che uno sguardo insistente o certe parole possono influire negativamente su cose o persone 

Ad un individuo possono capitare cose gravi, o anche solo inconvenienti, ed ecco che scatta d'idea di essere stati colpito dal malocchio 

Gli atti porta sfortuna:

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la credenza che certi atti, soprattutto involontari, portino sfortuna, che possano essere cioè all'origine di una serie di eventi negativi per proteggersi dai quali bisogna ricorrere a gesti e formule precise.


Il tutto forma un complesso di credenze che, da una parte, tende a sottolineare la precarietà dell'equilibrio su cui si regge la nostra vita, e che prende spunto da eventi scelti in maniera arbitraria , mentre, dall'altro, tende a far fronte a questa precarietà con risposte rassicuranti che tendono a ristabilire, nella mente di colui che ci crede, l'equilibrio compromesso.



Nel 1935 un'équipe di ricercatori francesi iniziò a studiare una popolazione: i Dogon, un popolo di agricoltori che vive all'interno dell'attuale Stato del Mali. L'antropologo francese Marcel Griaule fu in grado di ricostruire quella che egli chiamò la cosmologia Dogon: una complessa e affascinante visione dell'ordine del mondo dalla sua origine.

La cosmologia delineata da Griaule rivelava un carattere di sistematicità e di coerenza che la avvicinava alle costruzioni teoriche e alle spiegazioni fornite dalla filosofia e dalla scienza occidentali. Come tutte le cosmologie, anche quella Dogon conteneva infatti i miti della creazione, cioè i racconti relativi all'origine del mondo fisico, della società, della cultura, delle tecniche, della distinzione tra i sessi ecc.

Caratteristiche del mito:

- ignora lo spazio e il tempo

- le azioni dei protagonisti del mito non tengono conto dell'anteriorità e della successione temporale 

- i personaggi del mito agiscono o abitano in luoghi impossibili da frequentare

Il mito tende a produrre una antropomorfizzazione della natura  → [ antropomorfizzazione = attribuzione di caratteristiche e qualità umane a esseri animati e inanimati, a fenomeni naturali o soprannaturali ]

Questa comunanza di esseri umani, spiriti, animali e cose viene descritta nei miti come una situazione originaria di unità e di equilibrio cosmico, la cui fine da origine al mondo così come è ora. Nei miti la creazione del mondo viene quasi sempre rappresentata come il risultato di un processo di separazioni e allontanamenti progressivi tra gli elementi costitutivi dell'unità originaria.

In tutte le aree del pianeta questa rottura dell'equilibrio originario è spesso raffigurata come il frutto
dell'azione di un personaggio particolare, un essere per metà uomo e per metà animale oppure un animale o un uomo semidivino, un eroe. Nella letteratura antropologica questo personaggio prende il nome di trickster 

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incorpora caratteri opposti e contraddittori, si presenta sotto forma di animale dai tratti umani. Comportandosi in modo presociale e premorale, il trickster plasma la realtà così come gli uomini la conoscono e la esperiscono. Tale realtà è piena di contraddizioni, di cose positive e negative, di bene e di male.

L'interpretazione del mito secondo Lévi-Strauss

è un ambito speculativo in cui il pensiero umano non soffre le costrizioni della realtà materiale e sociale, essendo libero di pensare ciò che non può esistere realmente, ma che può esistere nell'immaginazione.

Secondo Lévi-Strauss il  racconto mitico sul modello della lingua: un'entità formalmente scomponibile in unità minime. I fonemi sono, nella lingua, unità di suono che di per sé non hanno significato, ma che lo acquistano in combinazione con altre unità.


Un mitema
→ [ indica ciascuno dei nuclei narrativi che si possono evidenziare all'interno di un mito, tali che la struttura del mito risulti dalla combinazione di più mitemi] prende sembianze diverse in culture diverse, assumendo ogni volta un significato diverso in base agli altri mitemi a cui si trova affiancato.

Il mito ha la funzione, secondo Lévi-Strauss, di conciliare gli aspetti contraddittori dell'esistenza umana e del mondo naturale che non possono essere mediati da alcuna forma di pensiero razionale.

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